I Sintomi di un’Anima Spenta

I sintomi rivelano lo spegnimento della nostra parte infinita, della nostra anima, che perde il suo slancio vitale e si intrappola nelle ombre della materialità e dell’inconsapevolezza.

I Sintomi di un’Anima Spenta

Avvertenza dell'Autore

Non presento un argomento per il suo valore intrinseco, ma per il ruolo che svolge in un insieme più grande, dove tutto è connesso. Ogni parola, ogni simbolo, è parte di un tessuto di significato che richiede una visione aperta per essere colto. Comprendere ciò che propongo significa andare oltre la conoscenza frammentata e accogliere la totalità come una realtà indivisibile.

Il mio intento è offrire una prospettiva integrata, in cui ogni frammento rivela il proprio ruolo nel grande disegno dell’unità. Questa visione non è fine a sé stessa, ma rappresenta uno strumento per comprendere che ogni meccanismo presente nell’universo si riflette sia nel microcosmo che nel macrocosmo, intrecciando ogni parte in una connessione universale. In questo contesto, anche il movimento assume un valore universale, diventando un’espressione tangibile di questa interconnessione profonda.

I sintomi rivelano lo spegnimento della nostra parte infinita, della nostra anima, che perde il suo slancio vitale e si intrappola nelle ombre della materialità e dell’inconsapevolezza.

La Rabbia

Il primo sintomo è la rabbia. Una persona che coltiva l’anima contempla il mondo da una prospettiva più elevata, liberandosi dalla morsa delle reazioni impulsive e acquisendo una visione più ampia, lucida e distaccata. Il cammino dell’anima implica un’ascesa lungo la scala della coscienza, espandendo la percezione e permettendo di osservare il mondo con maggiore distacco e profondità interiore.

Questa elevazione non è altro che la capacità di abbracciare la realtà da una prospettiva più ampia, senza lasciarsi travolgere dai condizionamenti e dalle dinamiche imposte dai sistemi sociali.

Per questo, chi si innalza nella coscienza non si lascia soggiogare dalla rabbia in ogni circostanza e, quando essa emerge, sa contenerla e dissolverla rapidamente, trasformandola in un’esperienza di crescita. Essere presenti a noi stessi, centrati e radicati, è fondamentale per esprimere autenticamente la nostra essenza e la nostra unicità.

È come un fuoco che viene placato prima che possa divampare e divorare l’intero bosco.

Trasformare la rabbia in una forza costruttiva non significa rinnegarla, poiché essa è parte fisiologica della natura, così come lo sono la tempesta o il terremoto. Le emozioni sono parte integrante dell’essere umano: non possono essere sradicate, né questo è il fine. Ciò che conta è imparare a governarle, affinché diventino strumenti di evoluzione e consapevolezza, anziché catene che imprigionano l’anima.

Questo è un fraintendimento che spesso affiora nei discorsi sulla crescita personale.

La rabbia esiste, così come ogni altro aspetto di noi. Vorrei proporvi una metafora che chiarisce il concetto su più livelli.

In cucina, qualsiasi piatto desideriamo preparare necessita di ingredienti specifici, e il loro dosaggio deve essere bilanciato in base all’esigenza. Allo stesso modo, l’essere umano è fatto di emozioni e stati d’animo, ognuno con le proprie sfumature, e il nostro compito è imparare a dosarli e armonizzarli affinché creino equilibrio, anziché caos.

La rabbia ci sottrae lucidità e saggezza. Nel momento in cui le concediamo il dominio, diventiamo caricature di noi stessi, ci allontaniamo dal nostro asse centrale e smarriamo la nostra vera forza.

Dipendenza dai Media

Il secondo sintomo di un’anima spenta è l’essere assorbiti dal gossip e dalla televisione, avvertendo un bisogno compulsivo di seguire certi programmi, come se la loro assenza ci privasse di qualcosa di essenziale. Questo atteggiamento si estende anche alle notizie: diventiamo dipendenti da informazioni esterne, incapaci di discernere autonomamente, accettando come verità solo ciò che ci viene narrato. I mass media alimentano e sfruttano questa dipendenza, intrappolando la mente in un circuito chiuso che limita la libertà di pensiero e soffoca la capacità di osservare il mondo con occhi propri.

Una metafora perfetta è quella di un banchetto imbandito di ogni sorta di pietanze, mentre ci viene detto che tutto il cibo esistente è lì. Nessuno si prende la briga di voltare lo sguardo altrove per verificare se sia vero.

Allo stesso modo, il mito della caverna di Platone descrive l’umanità come prigioniera di ombre proiettate su una parete, credendo che quella sia la realtà, senza mai tentare di uscire alla luce per vedere il mondo nella sua verità.

L'Illusione della Materia

Il terzo sintomo, forse il più insidioso da riconoscere, è l’essere completamente immersi nell’illusione della materia.

Anche il denaro appartiene a questa illusione: il suo valore è un costrutto, una convenzione sociale, un gioco, proprio come il Monopoli.

La società ha edificato regole che elevano la materia e il denaro a pilastri fondamentali dell’esistenza, poiché solo attraverso di essi possiamo procurarci cibo, sicurezza, comfort.

Ma quando una persona riduce la propria visione al solo denaro, elevandolo a unico valore e misura di tutte le cose, la sua anima si spegne, prigioniera di un mondo che ha dimenticato la sua vera essenza.

Tutti e tre questi sintomi portano a una totale immersione nella manipolazione sociale e culturale. E tutto questo può essere riassunto in una sola parola: consumatori.

Il Consumatore è Consumato dal Consumo

L’Elevazione al di sopra della Materia è un’Opera Interiore

Più ci eleviamo, meno proviamo rancore, ci arrabbiamo di rado, non ci lasciamo coinvolgere.

Sappiamo che chi è immerso nel sistema è vincolato dai propri limiti, e chi ha limiti non può spingersi oltre.

Sorge spontanea una domanda: esiste un modo per scavalcare il muro, per uscire dalla prigione?

È arduo offrire una risposta a questa domanda. Non dispenso consolazioni new age, né intendo edulcorare o banalizzare il cammino. La vita è potente, densa, e la materia porta con sé il suo peso.

L’elevazione al di sopra della materia è un’opera interiore, un percorso di risveglio, perché il sistema ci ha resi ciechi a questa possibilità. Eppure, come esiste l’asse verticale che conduce dall’abisso alla luce, esiste anche la linea orizzontale, quella della materia. Noi, immersi nell’illusione del tangibile, viviamo quasi esclusivamente su quest’ultima, dimenticando la direzione ascensionale dell’essere.

Dunque, alla luce di tutto questo, la mia risposta è la seguente: esiste una scelta, quella di intraprendere un percorso che si innalza progressivamente, permettendoci di osservare il mondo con maggiore distacco e di riconoscere l’illusorietà della società e della nostra stessa esistenza. Ma la vera risposta risiede in un cambio di prospettiva.

Per questo è fondamentale, come insegna la Cabala, la scala. L’ascesa lungo i gradini dell’elevazione della coscienza non è per tutti, questa è la verità. Così come, nel Buddhismo, si afferma che non tutti sono pronti a sollevare il velo di Maya e a vedere oltre l’illusione.

E non è un solo velo, ma veli sovrapposti, perché il cammino dell’evoluzione interiore implica un processo continuo di destrutturazione e ristrutturazione. È un ciclo in cui si accetta la morte simbolica per poter rinascere, un costante morire a sé stessi per accedere a livelli più alti di consapevolezza.

La risposta esiste, ma non è qualcosa di esterno: è un atto di scelta interiore. È il varco che si apre quando si accede alla coscienza e si intraprende l’ascesa sulla scala dell’elevazione, trasformando il proprio punto di vista e riconoscendo l’illusione.

Dobbiamo trasformare la nostra percezione, senza adottare passivamente quella degli altri, delle mode, delle tendenze o dei messaggi diffusi dagli intellettuali. Il punto di vista deve elevarsi al di sopra di tutto questo, altrimenti si rimane intrappolati nell’inganno.

Una guida autentica è fondamentale per accendere la scintilla divina dentro di noi. Purtroppo, molte di coloro che si proclamano guide sono, in realtà, parte del sistema illusorio, poiché più conveniente. Esse stesse sono intrappolate nella menzogna che continuano a perpetuare.

Dott.ssa Ronit Mandel Abrahami
Ricercatrice del Movimento

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